
Negli ultimi dieci anni il problema dei migranti avvelena il clima politico americano e negli ultimi cinque anche quello europeo. Tra i rimedi cui ricorrono i paesi interessati è il rimpatrio dei migranti cosiddetti “non autorizzati” (in Italia “irregolari”). Il sistema funziona?
Negli Usa il problema monta sempre di più e prescinde dai colori politici e dalla personalità dei singoli presidenti. Il “tollerante” Obama, per esempio, ha espulso migranti più dei suoi predecessori, anche se il provvedimento è stato realizzato in gran parte lungo i confini (entro i 14 chilometri non sono necessarie le procedure normali di rimpatrio), ma ormai queste sono le quasi uniche possibilità di espellere con successo. Infatti, se nel 2012 il numero degli espulsi ai confini e nel resto del Paese era pressappoco equivalente, con i primi di poco superiore al 200.000 e i secondi quasi vicini a questa cifra, nel 2016 circa 180.000 erano espulsi perché colti vicino al confine, mentre solo 50.000 provenivano dall’intero del Paese, quasi tutti peraltro incriminati per aver compiuto un reato. In buona sostanza, poiché gli immigrati Unauthorized negli USA sono circa 11.000.000 (di cui due terzi risiedono negli States da almeno 10 anni) se non si commette un reato è altamente improbabile che si possa essere rimpatriati. Su questo, appunto, intende lavorare l’amministrazione Trump.
Secondo l’Economist (March 4th 2017) i tentativi di rimpatriare gli immigrati senza permesso trovano una prima grande resistenza nelle città definite “santuario” come New York, San Francisco e Chicago in cui le autorità impediscono alla polizia locale di collaborare con i federali incaricati di eseguire i provvedimenti di espulsione degli irregolari, e ciò in quanto perderebbero la preziosa collaborazione di questi ultimi nella denuncia dei reati. A prescindere poi dalle organizzazioni private che danno rifugio a molti immigrati irregolari (le chiese soprattutto in cui le forze dell’ordine non possono accedere), altre giurisdizioni vietano alle forze di polizia di fare domande sullo status di migrante alle persone che fermano. In realtà, senza la collaborazione della polizia locale (760.000 agenti) i poco più di 7.000 federali (anche se Trump intende raddoppiarne il numero) non possono eseguire i provvedimenti di espulsione. L’esborso per le casse americane è enorme, dal momento che il costo per le strutture addette all’emigrazione raggiunge i 19 miliardi di dollari l’anno più del budget, commenta il settimanale britannico, dell’FBI, della DEA e dei servizi segreti messi insieme. Egualmente davanti ai tribunali americani pendono cause che rendono difficile questo tipo di operazione giacché nel giro di 10 anni sono passate da 175.000 a 542.000 e neanche accorciando le procedure di qualche anno, commenta il Pew Research Center, si riuscirebbe a mettere fuori il numero di immigrati presenti nel paese da 10 anni.
L’Europa si trova più o meno davanti alle stesse difficoltà, con la differenza che cerca di attenuare l’impatto politico del fenomeno. Ma l’idea di rimpatriare i migranti cosiddetti economici è sempre più accarezzata dai governi. La Germania, per esempio che, con i circa 780.000 richiedenti asilo, è investita in larga misura da questo problema e sta cercando rimedi legislativi sul piano federale (cui si oppongono comunque socialdemocratici e verdi che ricordano come queste operazioni riportano all’epoca nazista). Infatti, quando nel paese tedesco si scende nel concreto, poiché la competenza di attuazione è affidata ai singoli Land, si possono avere casi come quello di Berlino, che su 12.000 afghani che dovevano essere espulsi ha eseguito l’ordine solo per 77. La motivazione, riferisce l’Economist, è che per gli altri sarebbe stato pericoloso tornare in patria. Perciò, alla fine, la terra di Goethe riesce a rimpatriare migranti appena in Albania, Kossovo e Serbia. D’altro canto le operazioni sono pesanti economicamente. Se al contribuente americano detenere un adulto in un letto degli ICE, i centri di detenzione per migranti, costa 129 dollari al giorno, alla Germania, nel 2015, un rimpatrio di venti migranti nella vicina Georgia è costato 163.000 Euro (volo charter, accompagnatori, ecc.).
Perciò la Germania preferisce garantire ai migranti “irregolari” una semi formale tolleranza concedendo qualche piccolo accesso al welfare, dando loro qualche piccola somma di denaro e permettendogli di lavorare.
(A. A.)