
Come è noto gli Stati Uniti costituiscono il paese al mondo con il maggior numero di residenti nati all’estero. Forse anche per questo le politiche restrittive ai flussi migratori poste in atto dalla Casa Bianca trovano un’accoglienza sempre più tiepida in un paese in cui la gran parte della popolazione non ha dimenticato di avere origine proprio nei flussi migratori.
Così il caso di una delle principali città “santuario”, Chicago – grande meta dei flussi migratori dell’Otto/Novecento con i polacchi in testa, poi gli irlandesi, gli italiani e infine i latinos, messicani in particolare – vede proprio quest’ultimo gruppo etnico rendersi protagonista di un nuovo fenomeno che vede l’avvicendamento non tanto di un successivo gruppo etnico a quello precedente nell’occupazione degli spazi, come capitava in precedenza, quanto a una nuova varia popolazione bianca locale economicamente più disagiata e meno qualificata che si rivolge a occupare gli spazi lasciati liberi dai primi, la cui ascesa economica e sociale – acquistando attività commerciali e industriali e progredendo nelle attività economiche – li stimola a risiedere in aree urbane più esclusive.
Uno studio recentemente pubblicato dal Migration Policy Institute, e citato dall’Economist, ha stabilito che il primo fattore di ascesa sociale dei latinos è proprio il livello di benessere economico raggiunto attualmente rispetto, per esempio, al 2000 in cui l’elemento ispanico era all’89% sensibilmente poveri. Un secondo è il tasso d’istruzione che, per quanto riguarda i messicani passa dal 4% di soggetti che nel 2000 possedeva un diploma di college, al 17% del 2017 (anno in cui tutti gli altri migranti in USA superavano di poco il 6% quanto a istruzione universitaria). Tutto ciò si ripercuote innanzitutto nel minor tasso d’immigrazione illegale, eliminando quasi del tutto i respingimenti di chi cerca di superare muri e fili spinati e la volontà dei messicani di provarci. Per conseguenza gli analisti stimano che nei prossimi 20 anni vi saranno grandi cambiamenti nella società americana per effetto proprio di una popolazione più propensa ad accettare i nuovi arrivati con più matrimoni misti, un’istruzione elevata, maggiori retribuzioni e relazioni interindividuali migliorate. In particolare si prevede che si assisterà anche alla fine delle discriminazioni razziali, quando curiosamente la definizione di un gruppo come “bianco” dipenderà assai meno dal colore della pelle e più dalle fortune che sia esso migrante o residente, riesce a possedere.
Poiché le dinamiche migratorie sono dominate anch’esse da leggi e costanti, questa tendenza potrebbe caratterizzare anche l’esperienza europea che, verosimilmente, nel tempo accetterà e integrerà più rapidamente nei suoi valori l’immigrazione più qualificata ed economicamente più interessante.
Photo by Pedro Lastra on Unsplash